Il 10 febbaio 2023, solennità di Santa Scolastica, durante il solenne Pontificale presieduto dall'Abate di San Miniato al monte - Firenze- Dom Bernardo Gianni OSBoliv, presso il nostro monastero, Matteo Pasetto ha emesso la sua Oblazione prendendo il nome di Anselmo. Di seguito la sua testimonianza e alcuni momenti della celebrazione.
TESTIMONIANZA DI OBLAZIONE DI MATTEO PASETTO
La mia oblazione è il frutto di un lento e graduale riavvicinamento alla fede avvenuto attraverso l’incontro di un oblato - ora mio amico - e il monastero che mi ha accolto. Il modo di vivere dell’oblato, così come quello del monaco, gli scritti di autori spirituali più o meno celebri mi hanno affascinato e spinto a fare mia questa scelta. L’oblazione è, per me, l’occasione di vivere sacramentalmente, liturgicamente ed ecclesialmente ciò che S. Benedetto definisce come “Il primato di Dio”.
Sacramentalmente, in quanto l’oblazione mi porta a vivere con maggior consapevolezza il mio battesimo, l’eucaristia e tutto ciò che è parte della vita minima del cristiano. L’oblazione stessa è quasi come un sacramento con oggetto e svolgimento la mia intera vita. Sacerdote di questo sacramento è Cristo in persona, che anche nelle tempeste della vita mi chiama a fidarmi di Lui, ad essere certo che tutto ciò che mi accade, per quanto oscuro, è voluto per me e la mia santificazione. Ciò proprio come in un sacramento, dove infatti anche i segni più oscuri e sgradevoli, come per esempio l’immersione nell’acqua battesimale, hanno un senso e una logica sempre riferita alla Salvezza.
Liturgicamente, in quanto essere oblati significa partecipare con maggiore intensità alla preghiera di tutta la Chiesa. Ciò avviene nel quotidiano con la celebrazione della liturgia delle ore e con l’Eucaristia. La mia preghiera non è più individuale, bensì è sempre comunitaria anche quando sono solo. In questa partecipazione più intensa alla liturgia non sono chiamato a fare del culto un’attività chiusa e fine a sé stessa, bensì sono invitato e guidato a vedere nel Rito e nella Liturgia un’immagine glorificante della vita stessa. Come nella liturgia, infatti, tutta la creazione prende parte al rito attraverso l’acqua, il vino, il pane, l’oro, l'argento, l'olio, l'ulivo (solo per indicare alcuni degli infiniti segni) così anche tutto il mio vissuto prende parte alla Celebrazione e nell’Azione Liturgica viene raffigurata e performata, attraverso un rito, la mia esistenza e quella di ogni essere umano.
Ecclesialmente, in quanto per tutto ciò che si è detto il mio cammino di fede non è più vissuto in modo individualistico, come se riguardasse solo ed esclusivamente me stesso. Cammino a fianco dei miei confratelli e delle mie consorelle guidato da coloro che mi hanno preceduto su questo percorso, siano essi monaci, monache, oblati, oblate, persone ancora in vita o già tornate al cielo di cui ci è rimasto l’esempio. Sono chiamato a vivere il mio mondo come una grande comunità. Sono chiamato in causa dal mio prossimo che, invece di rimanere per me un estraneo, mi interpella per un aiuto, un confronto, una consolazione. In quanto cristiano sono grato per coloro che si fanno a me prossimi, senza i quali non potrei vivere. Primo fra tutti, Cristo.
L’oblazione è per me il filo rosso che tiene assieme la mia esistenza di fronte ai mille stimoli a cui è sottoposta e alle cadute a cui va incontro. E questo filo rosso è Gesù Cristo, centro della vita dell’oblato. Sono oblato in quanto Lui si è oblato per sempre nell’Amore. Auspico che il mio cammino riesca sempre di più a porre Lui al centro della mia esistenza, Luce attraverso la quale tutto il resto assume un colore, Amore del quale scorgiamo le tracce nelle nostre vicende quotidiane.
Matteo Anselmo Pasetto